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Nuovo materiale per accumulare calore a basso costo e green

nuovo materialeIn inverno bisogna riscaldare gli ambienti in cui viviamo o lavoriamo e l’energia richiesta per farlo equivale a circa un terzo di quella che consumiamo in Europa e i tre quarti della domanda è fornita da combustibili fossili.

Ora lo studio “Cementitious composite materials for thermal energy storage applications: a preliminary characterization and theoretical analysis”, pubblicato su Scientific Reports da un gruppo di ricercatori dei dipartimenti di Scienza Applicata e Tecnologia (DISAT) e di Energetica (DENERG) del Politecnico di Torino e dell’Istituto di Tecnologie Avanzate per l’Energia del CNR (CNR-ITAE), concretizza l’idea di un nuovo materiale per l’accumulo di energia termochimica e dimostra che è possibile sviluppare calore idratando il sale inserito nei pori del cemento.

Al Politecnico di Torino ricordano che «Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in Europa è necessario ridurre i consumi di energia fossile e utilizzare invece sistemi a energia rinnovabile, ma l’integrazione di energia rinnovabile nei sistemi di riscaldamento comporta una discrepanza tra il surplus di energia e i picchi di domanda giornalieri e annuali. L’energia solare, ad esempio, è disponibile in abbondanza durante i mesi estivi, però la maggior parte del fabbisogno di riscaldamento è in inverno quando alle nostre latitudini il giorno dura di meno. E’ chiaro che lo sfruttamento massiccio delle fonti energetiche rinnovabili deve integrare lo sviluppo di sistemi di accumulo economici, con l’obiettivo di compensare la discrepanza temporale tra richiesta e offerta di energia. Uno dei possibili modi per conservare l’energia è l’approccio termochimico che, a differenza delle soluzioni più tradizionali, dà la possibilità di immagazzinare calore per un tempo indefinito».

Il principale autore dello studio, Luca Lavagna, assegnista di ricerca del DISAT, spiega: «Provate a sciogliere in un bicchiere di acqua un buon quantitativo di sale, quello che noterete è che il bicchiere con alcuni tipi di sale si scalda e con altri si raffredda. Un fenomeno simile è alla base del nostro materiale, solo che al posto di acqua allo stato liquido noi utilizziamo vapore acqueo senza sciogliere il sale. Il vapore acqueo interagisce con il sale sviluppando calore e, una volta completamente idratato, il sale potrà ritornare alla situazione di partenza eliminando l’acqua che interagisce con il sale semplicemente essiccando il materiale. Questo tipo di reazione è nota da tempo e i materiali ad accumulo termico sono in parte già stati sviluppati, quello che limita il loro utilizzo attualmente è il costo. Ad esempio, una zeolite, che è uno dei migliori materiali dal punto di vista termico, può arrivare a costare fino a diverse decine di euro al kilogrammo. Ciò significa avere un costo insostenibile per stoccare l’energia necessaria a scaldare una stanza o un intero edificio. Il cemento come matrice per ospitare gli idrati salini è un materiale molto interessante, in quanto è ben noto, facilmente disponibile e a basso costo».

La caratteristica innovativa presentata nello studio è proprio l’utilizzo del cemento come matrice per ospitare il sale e i ricercatori concludono: «Il costo totale dei materiali utilizzati è molto basso e le prestazioni energetiche sono buone: il costo energetico, misurato in €/kWh accumulato, è migliore rispetto alla maggior parte dei materiali attualmente utilizzati. Il nuovo materiale mostra inoltre una straordinaria stabilità anche dopo centinaia di cicli. Questo lavoro può rappresentare il primo passo verso la creazione di una nuova classe di materiali compositi per l’accumulo di energia termochimica a cui nessuno aveva pensato prima».

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Realizzato un superconduttore a temperatura ambiente. «Materiali che possono cambiare il mondo così come lo conosciamo»

superconduttoreLo studio “Room-temperature superconductivity in a carbonaceous sulfur hydride”, pubblicato su Nature da un team di ricercatori statunitensi racconta come gli ingegneri e i fisici dell’università di Rochester, comprimendo solidi molecolari semplici con idrogeno a pressioni estremamente elevate, hanno creato per la prima volta un materiale superconduttore a temperatura ambiente»

Una ricerca condotta nel laboratorio di Ranga Dias, del Department of mechanical engineering della School of engineering and applied sciences dell’università di Rochester, che ricorda che «Lo sviluppo di materiali superconduttori, senza resistenza elettrica ed espulsione del campo magnetico a temperatura ambiente, è il “Santo Graal” della fisica della materia condensata. Ricercati per più di un secolo, questi materiali possono sicuramente cambiare il mondo come lo conosciamo».

Per ottenere questo super-conduttore, Dias e il suo team di ricerca dicono di aver «combinato l’idrogeno con carbonio e zolfo per sintetizzare fotochimicamente semplice idruro di zolfo carbonioso di derivazione organica in una cella a incudini di diamante, un dispositivo di ricerca utilizzato per esaminare quantità minuscole di materiali sotto pressione straordinariamente alta. L’idruro di zolfo carbonioso ha mostrato superconduttività a circa 58 gradi Fahrenheit e a una pressione pressione di circa 39 milioni di libbre per pollice quadrato (psi)».

Dias sottolinea che «A causa dei limiti della bassa temperatura, materiali con proprietà così straordinarie non hanno completamente trasformato il mondo in un modo in cui molti avrebbero potuto immaginare. Tuttavia, la nostra scoperta abbatterà queste barriere e aprirà la porta a molte potenziali applicazioni». E secondo i ricercatori queste applicazioni comprendono: reti elettriche che trasmettono elettricità senza perdite di energia fino a 200 milioni di megawattora (MWh), perdite che attualmente si verificano a causa della resistenza nei fili; un nuovo modo per sospingere i treni a levitazione e altre forme di trasporto; tecniche di imaging e scansione medica come la risonanza magnetica e la magnetocardiografia; elettronica più veloce ed efficiente per la digital logic e la tecnologia dei dispositivi di memoria.

Un altro autore dello studio, Ashkan Salamat del Department of physics and astronomy dell’università del Nevada – Las Vegas, sottolinea che «Viviamo in una società di semiconduttori e con questo tipo di tecnologia possiamo trasformarla in una società superconduttrice nella quale non avremo più bisogno di cose come le batterie».

La quantità di materiale superconduttore creato dalle celle a incudini di diamante è misurata in picolitri, circa la dimensione di una singola particella a getto di inchiostro. Per Dias, «La prossima sfida è trovare modi per creare materiali superconduttori a temperatura ambiente a pressioni inferiori, in modo che siano economici da produrre in volumi maggiori. In confronto ai milioni di libbre di pressione creati nelle celle a incudini di diamante, la pressione atmosferica della Terra a livello del mare è di circa 15 psi.

All’università di Rochester spiegano ancora: «Scoperta per la prima volta nel 1911, la superconduttività conferisce ai materiali due proprietà chiave. La resistenza elettrica svanisce. E ogni parvenza di campo magnetico viene espulsa, a causa di un fenomeno chiamato effetto Meissner. Le linee del campo magnetico devono passare attorno al materiale superconduttore, rendendo possibile la levitazione di tali materiali, qualcosa che potrebbe essere utilizzato per treni ad alta velocità senza attrito, noti come treni a levitazione magnetica. Potenti elettromagneti superconduttori sono già componenti essenziali di treni a levitazione magnetica, macchine per la risonanza magnetica (MRI) e risonanza magnetica nucleare (NMR), acceleratori di particelle e altre tecnologie avanzate, compresi i primi supercomputer quantistici. Ma i materiali superconduttori utilizzati nei dispositivi di solito funzionano solo a temperature estremamente basse, inferiori a qualsiasi temperatura naturale sulla Terra. Questa restrizione li rende costosi da mantenere e troppo costosi da estendere ad altre potenziali applicazioni».

Dias conferma: «Il costo per mantenere questi materiali a temperature criogeniche è così alto che non è possibile trarne il massimo vantaggio».

Finora, la temperatura più alta per un materiale superconduttore era stata raggiunta nel 2019 nel laboratorio di Mikhail Eremets al Max-Planck-Institut für Chemie e dal team di Russell Hemley all’università dell’Illinois – Chicago: da -10 a 8 gradi Fahrenheit usando la superidride di lantanio.

Negli ultimi anni i ricercatori hanno anche studiato gli ossidi di rame e le sostanze chimiche a base di ferro come potenziali candidati per i superconduttori ad alta temperatura. Ma anche l’idrogeno, l’elemento più abbondante nell’universo, sembra un promettente elemento costitutivo.

Dias sottolinea che «Per avere un superconduttore ad alta temperatura, ci vogliono legami più forti ed elementi leggeri. Questi sono i due criteri fondamentali. L’idrogeno è il materiale più leggero e il legame dell’idrogeno è uno dei più forti. Si teorizza che l’idrogeno metallico solido abbia un’elevata temperatura di Debye e un forte accoppiamento elettrone-fonone che è necessario per la superconduttività a temperatura ambiente».

Ma sono necessarie pressioni straordinariamente elevate solo per portare l’idrogeno puro a uno stato metallico, che è stato ottenuto per la prima volta in un laboratorio nel 2017 Dias e da Isaac Silvera dell’Harvard University.

Il laboratorio di Dias a Rochester ha lavorato a un “cambio di paradigma”, utilizzando come alternativa materiali ricchi di idrogeno che «imitano l’inafferrabile fase superconduttiva dell’idrogeno puro e possono essere metallizzati a pressioni molto più basse». Prima di tutto, il laboratorio ha combinato ittrio e idrogeno, ottenendo superidruro di ittrio che ha mostrato superconduttività a quella che allora era una temperatura record di circa 12 gradi Fahrenheit e una pressione di circa 26 milioni di libbre per pollice quadrato.

Successivamente il laboratorio ha esplorato la possibilità di utilizzare materiali di derivazione organica ricchi di idrogeno covalenti, ottenendo idruro di zolfo carbonioso. I fri cercatori dicono che «Questa presenza di carbonio è di fondamentale importanza. Un’ulteriore “sintonia compositiva” di questa combinazione di elementi potrebbe essere la chiave per ottenere la superconduttività a temperature ancora più elevate».

Dias e Salamat hanno fondato la Unearthly Materials, una company che punta a trovare la strada per realizzare superconduttori a temperatura ambiente che possono essere prodotti in modo scalabile a pressione ambiente. Sono in attesa di brevetto.

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Il Fuoco di Ruota della Grande Piramide

Fuoco di Ruota

C’è propensione che la piramide di Cheope della piana di Giza d’Egitto, col suo intero complesso, costituisca un ideale modello di una prodigiosa macchina energetica rivolta ad una probabile rigenerazione vitale di natura metafisica. Infatti il suo scopo era di costituire il sacello tombale del faraone Cheope per renderlo immortale, anche se in effetti non si è mai trovato alcuna prova in merito, nel sarcofago della Camera cosiddetta del Re posta in sede della torre dello Zed. Dunque se la piramide è una ipotetica “macchina” deve pur rientrare in una concezione che possa essere formulata in termini matematici e naturalmente essere intravista con l’ausilio di una ipotetica geometria.

Oltre a tutto ciò non si può trascurare il fatto che la piramide non è stata mai posta in relazione con una barca trovata in una fossa sul lato sud di essa dagli archeologi nel 1954. Racchiusa in una camera ermeticamente sigillata, la barca era scomposta in 1224 pezzi, il cui legno si è conservato intatto per più di 4600 anni.

La barca solare di Cheope
(1) La barca solare di Cheope

In proposito sono state formulate due ipotesi sulla valenza religiosa dell’oltretomba egizio di questa barca: la prima, quella più antica e risalente alla I dinastia, descrive una rinascita stellare del sovrano e del fatto che il suo “ka” sarebbe diventato un “Luminoso” della Duat, come una stella della costellazione di Orione; la seconda espone, invece, il nuovo credo religioso, che indicava l’oltretomba ad occidente, dove ogni giorno il Sole personificato nel Dio Atum che tramonta. È evidente che i testi delle piramidi risentono della teologia di Ra e del credo che il sovrano, dopo la sua rinascita, avrebbe seguito l’orbita del Sole in processione dietro le barche sacre degli dei.[1]

Piramide di Cheope. Sezione trasversale
(2) Piramide di Cheope. Sezione trasversale

Traducendo ora questa simbolica barca solare in una ideale concezione geometrica, relativa ad un’altrettanta ipotesi di natura metafisica, potremmo immaginare che il complesso piramidale siffatto cheopiano, poggia su una base a mo’ di una sorta di barca che viaggia idealmente nel tempo. A ragione di ciò, dunque, non scandalizza intravedere il complesso piramidale unito ad una parabola geometrica sottostante, così come è stata considerata dal punto di vista della geometria dell’illustr. 2 con la quale immagino delle correlazioni funzionali con le due Camere del Re e della Regina al suo interno.

Geometria della piramide di Cheope
(3) Geometria della piramide di Cheope con l’ausilio di una piramide particolare, il tutto all’insegna della sezione aurea.

A sostegno di questa ipotesi, che in effetti non ha riscontri reali in sede della base strutturale, è la presenza in loco di una barca ritenuta del faraone Cheope che, ovviamente costituisce il simbolo per la supposta barca metafisica per viaggiare dopo la sua morte  verso la rinascita corporea, secondo la religione del suo tempo, accennata in precedenza.

Di qui, in un lampo ecco disporsi le cose in merito, associate alla ipotetica energia circolante nella piramide (su cui molti studiosi sono concordi), e tutto per merito di una prodigiosa parabola, reale configurazione geometrica della barca osiderea. Ma c’è di più sull’apporto di questa parabola, considerato che la piramide-macchina è “solare” e deve in qualche modo captare le energie solari del dio Ra e convertirle al suo centro focale, in sede della Camera della Regina, naturalmente la dea Iside.

Intanto, con l’illustr. 3 sono mostrati i dati geometrici dell’illustr. 2, utilizzando la concezione del rapporto aureo su cui c’è concordanza:

y² = 2 p x, dove p = 1 (equazione della parabola)
ya =  √ [2 / (1 + √5)] = 0,786151377…
xa = ya² / 2 = 0,309016994…
phi = 38,17270763…°
180° – 4phi = 27,30916948…°
yi = tang (180° – 4 phi) = 0,516341175…
xi = yi² / 2 = 0,133304104…
d = yR = 0,080615621…
xR = d²/ 2 = 0,003711446…

Il Fuoco di Ruota della Grande Piramide 1
(4) Taglio di una pietra preziosa. Gioco di luce con la scomposizione nei colori dell’iride

La luminosità è un requisito fondamentale delle gemme preziose e le loro studiate sfaccettature moltiplicano i giochi di luce scomposta nei suoi colori, cosiddetti dell’iride, all’interno per sprigionarsi in modo sfolgorante all’esterno (illustr. 4). Nulla allora che meravigli, dunque, vedere la piramide di Cheope come uno speciale cristallo e costatare subito una particolare proprietà dovuta a un ipotetico raggio di luce che interagisce in esso. Dalle illustr.ni 2 e 3 si può capire di seguito cosa si tratta. Il raggio IP  è normale alla parabola e si imbatte di ritorno sulla parete C’B’ riflettendosi in Q della parete opposta C’A’. Prosegue da qui la riflessione luminosa, supposta energetica, in modo verticale fino in fondo sulla parabola in R. Si sa che tutti i raggi verticali confluenti su una parabola si riflettono convergendo nel fuoco relativo, che nel nostro caso è il punto F. Naturalmente si è capito che il punto I di partenza del supposto raggio luminoso è unico in modo che la sua inclinazione riferita alla verticale sia 180° – 4 phi come indicato sulle illustr. 2 e 3. Phi è il semi-angolo al vertice della piramide. Il simbolo di phi è φ.

Nessun commento su questo raggio salvo a vedere ora il raffronto con lo spaccato della piramide di Cheope (illustr. 2), in cui si vedono i vari elementi che vi fanno parte: la tomba del Re e della Regina, la Grande Galleria ed altro.

Ed ecco il fatto meraviglioso che spiega il titolo di questo capitolo: Una parabola per il mistero della Grande Piramide! Due cose in una: il fuoco F della parabola di arco A’OB’, su cui è posta la piramide A’B’C’, coincide con un certo punto della tomba della Regina e il raggio verticale QR della ipotetica luce, all’interno della piramide in questione, coincide con l’asse della tomba del Re.

In merito allo Zed e alla funzione piezoelettrica del sistema dei ranghi di basalto, ritenuti la fonte di energia circolante nella piramide, in relazione al potere che serve per la rigenerazione vitale alla base del potere che vi deriva, mi fa pensare alla spiegazione in che modo le ossa si rigenerano.

Il modo con cui molti organismi viventi usano la piezoelettricità è molto interessante: le ossa agiscono come dei sensori di forza. Applicando una forza, le ossa producono delle cariche elettriche proporzionali alla loro sollecitazione interna. Queste cariche stimolano e causano la crescita di nuovo materiale osseo, rinforzando la robustezza della struttura ossea in quelle zone in cui la deflessione interna è più elevata. Ne risultano strutture con minimo carico specifico e, pertanto,  con  eccellente  rapporto peso-resistenza[2].

Un’altra cosa è possibile suggerire come riscontro ideografico fra i geroglifici egizi, con il raggio energetico verticale QR delle illustr. 2 e 3, sopra analizzate. Mi viene di intravederlo nello Scettro o Wзs nella mano del dio dei morti Osiride e di altri dei egizi, nonché in quella dei faraoni assisi sul trono (illustr. 5).

La cima di questo scettro termina con una sorta di maniglia di traverso particolarmente sagomata che può benissimo riferirsi alla parete della piramide dove il raggio si riflette; mentre la parte terminale è munita di una forcina a due punte che potrebbe riferirsi alla riflessione del raggio energetico.

Lo scettro di Osiride e dei faraoni
(5) Lo scettro di Osiride e dei faraoni

L’affresco della cappela funeraria di Thutmose III (sec. XV a.C.)

Di altro, è interessante costatare che, osservando gli ideogrammi riportati sull’affresco della cappella funeraria di Thutmose III dell’illustr. 6, si nota che lo Scettro, oltre a quello impugnato dal faraone, è anche rappresentato (in alto, sullo Scettro del faraone) a fianco dell’ideogramma dello Zed (lo stesso della Camera del Re della Grande Piramide) e da altri segni importanti. Fra questi c’è una sorta di ciotola (presente in 9 esemplari), dal significato comune di cesto, che può benissimo correlarsi con la parabola esibita e così convalidare in cascata il resto delle argomentazioni sostenute sin qui.

Affresco della cappella funeraria di Thutmose III (sec. XV a.C.)
6: Affresco della cappella funeraria di Thutmose III (sec. XV a.C.)

Un dettaglio importante fra i tanti della nutrita rappresentazione di geroglifici e ideogrammi, è il gonnellino dell’offerente davanti al faraone che ha la chiara foggia della piramide di Cheope. Non solo, ma la fascia pendente dalla cintola coincide con l’asse passante per lo Zed della piramide. In più l’offerente versa dell’acqua in due anfore, come per confermare due cose, un supposto potere duale dello scettro attraverso la relativa forcina terminale, e poi la forma parabolica dell’acqua. Di qui la concezione geometrica della parabola, elemento essenziale del presente lavoro sulla piramide-macchina di Cheope.

Il viaggio con la barca solare nella Grande Galleria

Papiro di Ani ( Tav. I, British Museum di Londra). Partic. giudizio di Ani
(7) Papiro di Ani ( Tav. I, British Museum di Londra). Partic. giudizio di Ani

La particolare forma della Grande Galleria fa progredire il ragionamento per spiegare la reale funzione della piramide cheopiana. Considerato che l’impianto piramidale costituisca un centro misterico di iniziazione, più che sacello tombale del faraone Cheope, che può essere spiegato con l’ausilio del noto papiro di Ani. Vale l’ipotesi molto accreditata che in realtà la piramide in questione sia preesistita in relazione al regno di Cheope.

Nel partic. dell’illustr. 7, Anubi, dalla testa di sciacallo, pesa il cuore di Ani, e nel partic. dell’illustr. 8, successiva, Ani è davanti al tabernacolo di Osiride per il giudizio finale dello scriba Ani. La prova è superata e Ani viene condotto alla presenza di Osiride, seduto in un tabernacolo a forma di sepoltura.

Il Fuoco di Ruota della Grande Piramide 2
(8) Papiro di Ani (Tav. II, British Museum di Londra). Partic. Ani davanti a Osiride per il giudizio finale.

In queste due illustrazioni è chiaro come si svolge il rituale dell’esame di Ani, colui che è in procinto di essere iniziato ai misteri di Osiride. Perciò immaginando che questo rituale si svolge nella Grande Piramide, il neofita al posto di Ani, dopo essere stato giudicato idoneo all’iniziazione si prepara per un certo “viaggio” che avverrà sulla barca solare, ma da solo. Simbolicamente vediamo appunto nell’illustr. 8, Ani genuflesso su un piccolo piano di acqua (il mercurio filosofale) davanti al tabernacolo di Osiride. In altro modo quest’acqua alchemica si spiega legandosi al noto “lago della verità” della dea Maât del giudizio.[3]

Nel nostro caso della piramide dell’iniziazione, tutto ciò che è rappresentato simbolicamente in questa fase è quanto si attua nella salita della Grande Galleria.

Di qui il concetto di ascesa e di preparazione all’impatto con la prova finale che avverrà nella Camera del Re. Ecco che si spiega la modulazione del flusso dell’acqua mercuriale determinata dalle serrande, davanti all’entrata della Camera del Re. Il numero delle serrande indica appunto la graduazione del processo di iniziazione.

(9) Serrande regolatrici ingresso flusso di ipotetiche “energie” alla camera del Re.
(9) Serrande regolatrici ingresso flusso di ipotetiche “energie” alla camera del Re.

Questo sta facendo Ani davanti a Osiride, ossia lo vediamo “abbeverarsi” appunto con l’acqua fluente dalle serrande aperte, (illustr. 9) nel caso della Piramide, mentre si serra sempre più il plico della sua memoria del suo “sapere”. Di qui il parallelo al tema della supposta energia elettromagnetica fluente nello Zed, ossia tramite Osiride. Infatti osservandolo da vicino si è colpiti dalla trama del suo corpo che è come un ideale magnete. Nell’insieme ogni cosa è informata al suo orientamento.

In alto all’esterno i 12 serpenti (i mesi dell’anno) rappresenterebbero le linee di forza magnetiche come quelle della Terra concepita similmente a una geodinamo.

L’illustr. 10 mostra la rappresentazione didattica di magneti elementari in un asta di ferro raffigurati come aghi di bussola. A destra è il caso di un asta amagnetica; a  sinistra l’asta è magnetica come il corpo di Osiride. (Tratto da «Corso di Elettronica», Istituto Svizzero di Tecnica di Luino).

10: Due casi di sistemi di bussole magnetiche.
(10) Due casi di sistemi di bussole magnetiche.

Si capisce che il tabernacolo di Osiride è un modo diverso di rappresentare iconograficamente lo Zed, con la differenza sostanziale che va visto integrato con la concezione della Camera della Regina.

Nel papiro di Ani vediamo appunto alle spalle di Osiride Iside e la sorella, entrambe integrate nella rappresentazione della Camera della Regina.

A questo punto non resta che prefigurare nella Piramide di Cheope il viaggio in questione, cosa che non difficile concepire, anche perché con l’occasione si spiega la ragione della concezione architettonica particolare della Grande Galleria dove si compie il viaggio di ascesa iniziatica. Naturalmente con un modello di barca solare non diversa, ma in proporzione ridotta, da quella di 47 metri di lunghezza di Cheope trovata accanto alla sua piramide di Giza.

L’illustr. 11 non ha bisogno di commenti eccetto far capire che il “viaggio” iniziatico è concepito per simulare l’altro “viaggio”, il vero che vi corrisponde e che si attua sul piano delle energie eteriche.

Il Fuoco di Ruota della Grande Piramide 3
(11) Piramide di Cheope. Partic. imbarco dell’iniziato per il viaggio di ascesa verso il Tabernacolo di Osiride (lo Zed).

Perciò all’acqua, immaginariamente nell’invaso della Grande Galleria in fase iniziale, corrisponde il mercurio filosofale che è “acqua che non bagna le mani[4]. Per ragioni di simulazione, la barca perciò è sostenuta da una opportuna incastellatura di legno che è fatta scivolare sulle banchine laterali della Galleria. In questo modo si spiegano anche certe piccole buche a ridosso dei muri a intervalli regolari, fatti apposta per impedire con zeppe alla slitta porta-barca di retrocedere. Per convincerci di ciò che ho appena detto sul processo iniziatico, come concezione non differisce – mettiamo – dal rituale della comunione eucaristica della Santa Messa del Cristianesimo. La mimesi è alla base di tutti i rituali misterici.

Nelle arti mimetiche, vengono comprese in primis la pittura e la scultura che rappresentano la riproduzione visiva e plastica dell’uomo e la realtà mondana in cui egli soggiorna. Ma si capisce che a queste due arti, possono essere incluse anche la letteratura, la fotografia, il cinema, la televisione e la realtà virtuale. Ecco che la mimesi si fa arte di per sé, ovvero imitazione della realtà in cui va compreso «non solamente ciò che appare, bensì anche ciò che non appare pur “essendo”, ciò che è, ma non può ancora per sua natura manifestarsi pur “potendo” apparire. Questo concetto di mimesi, non ha il senso di copia più o meno fedele della realtà, quanto di rappresentazione, raffigurazione senza un particolare riferimento all’uguaglianza con la cosa imitata, imitazione quindi, della forma ideale [Cfr. a questo riguardo il testo di Gombrich Arte e Illusione] ».[5] Questo modo di interpretare la mimesi, che è riferito alle espressioni delle Belle Arti secondo Gombrich appena citato, può servire egregiamente per orientare la comprensione del tema esoterico in corso di trattazione, che a buon ragione può essere definita mimesi sacrale.

La via della geometria sui poteri attribuiti alla dea Iside

Il Fuoco di Ruota della Grande Piramide 4
(12) Lemniscata di Bernoulli.

Resta un ideogramma da spiegare perché è fondamentale per aprire la “porta” del segreto riposto nella iconografia della piramide di Cheope idealizzata in termini metafisici (astrale-eterico), tema di questo saggio. Non a caso il suo nome è Chiave di Iside nota in termini egizi come Ankh. L’ideogramma dell’Ankh, in virtù dei poteri attribuiti alla dea Iside, deve avere delle connotazioni di natura mercuriale che per forza hanno principio in regole auree, secondo le quali si attua la sua divina proporzione.

Questo è possibile con la geometria di una particolare curva, la «Lemniscata di Bernoulli», che mi è sembrata ideale per estrapolarne il possibile “segreto” matematico relativo.

(13) Proprietà della lemniscata di Bernoulli.
(13) Proprietà della lemniscata di Bernoulli.

La «Lemniscata di Bernoulli» (da lemniscato: lemnisco, corona, palma) è il nome di una particolare ovale di Cassini. Si tratta del luogo dei punti di un piano per i quali il prodotto delle distanze PF’, PF da due punti fissi F’, F (illustr. 12) è costante e precisamente è uguale al quadrato della semi-distanza dei due punti; ha equazione cartesiana: (x2 +y2) = 2 a (x2 –y2); e polare: ρ = a √ (cos 2θ).

Perché la lemniscata di Bernoulli si confà all’ideogramma dell’Ankh? Perché se si osserva il nuovo disegno (illustr. 13) che ho fatto conforme quello dell’illustr. 12, ci rendiamo conto che essa è generatrice della geometria della piramide di Cheope. Il segmento vettore OP è la semibase della piramide anzidetta, la cui altezza è determinata OA. Di qui la piramide in questione è posta in evidenza col triangolo isoscele ABC. Su questa base, poi, è concepibile l’ideogramma dell’Ankh conforme il disegno dell’illustr. 14.

  1. Una delle curve delle due lemniscate, quella in alto identifica l’anello a forma di uovo capovolto;
  2. dall’equazione polare della lemniscata di B. ρ = a √ (cos 2θ), si perviene al valore di θ = 25°, 91364623… che permette di verificare, appunto, l’esattezza di F’O = FO = 1 / √ 2;
  3. si traccia un cerchio passante per i fuochi delle due curve di Cassini (con r = 1 √ 2);
  4. sapendo che il semiangolo angolo al vertice della piramide di Cheope è 38,17270763…°, che è conforme il rapporto aureo corrispondente, √ 1/φ = 0,786151377…, si ha modo di disegnarla e così identificare i punti di incontro sul cerchio tracciato prima. Le apoteme delle quattro piramidi di Cheope poste in croce corrispondono ai tre bracci della Croce di Iside, così come si vede nell’illustr. 14.

Il Fuoco di Ruota della Grande Piramide

Proseguendo la citazione in rosso dell’illustr. 15 del “fuoco di ruota” della Grande Piramide, Eugèn Canseliet, l’autore di questa locuzione, «e che il divino Teofrasto scoprì. Si forma in questo globo una polvere solare, che poiché si è purificata da sé medesima, con la mescolanza con altri elementi; ed essendo preparata secondo l’arte, diventa in poco tempo, superlativamente adatta ad esaltare il fuoco che è in noi; ed a farci diventare, per modo di dire, di natura ignea.»[6].

(15) La grande Piramide. I raggi del Sole alchemico generano il “Fuoco di Ruota”, grazie al Bagno di Meti. La visione del Sacro Graal.
(15) La grande Piramide. I raggi del Sole alchemico generano il “Fuoco di Ruota”, grazie al Bagno di Meti. La visione del Sacro Graal.

I sacerdoti del tempo in cui la Grande Piramide era per essi il Santuario dei Misteri di Osiride, forse prefiguravano il “fuoco di ruota” come io l’ho disegnato con l’illustr. 15. Ora si comprende la reale funzione delle 10 ciotole presenti nella  cappella funeraria di Thutmose III, sparse in punti diversi stampate sul muro dell’illustr. 6. E si capisce in pieno anche ciò che ha detto sul Mare dei Filosofi Fulcanelli (Le dimore Filosofali, vol.1, pag. 181), cioè: «La donna adatta alla pietra e che con essa si deve unire è quella fontana d’acqua viva, la cui sorgente, totalmente celeste, che ha il suo centro in particolare nel sole e nella luna, produce questo chiaro e prezioso ruscello dei Saggi, che si versa nel mare dei filosofi che, a sua volta, circonda tutto il mondo.». Quindi non senza ragione, questa divina fontana, è chiamata da questo autore femmina della pietra; alcuni l’hanno anche rappresentata sotto le spoglie d’una ninfa celeste; alcuni altri le hanno dato il nome della casta Diana, la cui purezza e verginità non è macchiata dal legame spirituale che l’unisce alla pietra. Ed è in questo ideale bacile che si raccoglie, la virtù, posseduta dal mercurio o luna dei saggi, capace di captare, a mano a mano che viene prodotta durante l’immersione o il bagno del re, la tintura che questi abbandona e che la madre conserverà nel suo seno per il tempo richiesto. Si tratta del Graal, che contiene il vino eucaristico, liquore di fuoco spirituale, liquore vegetativo, vivente e vivificante introdotto nelle cose materiali.

E si capisce anche il senso del tempo richiesto, il cui scadere è dettato, secondo i piani astrologici, dai due condotti di aerazione attraverso i quali giunge la luce delle due stelle di Beta dell’Orsa Minore e Sirio, alla Camera della Regina, la Luna, e punto focale del Santuario piramidale. In quel tempo il “viaggiatore” si mette in azione e sale sulla barca ormeggiata all’inizio della Grande Piramide e ascende al piano superiore dove l’attende la porta della Camera del Re, il tabernacolo di Osiride (del papiro di Ani). Qui le operazioni si svolgono in più fasi e le varie serrande che modulano il flusso dell’acqua mercuriale attendono a questo scopo. Ma sappiamo che il tempo è nelle mani della stella Alpha Draconis e successivamente della Zeta Orionis che completa l’opera.

Si capisce, a questo punto, che il flusso energetico che transita per la Camera del Re, a saturazione avvenuta del bagno di Meti, allude alla forza kundalini della cultura yoga. Sin da questo momento la gran ruota disegnata nell’illustr. 14 si mette a girare e questo comporta soggiacere all’azione di un fuoco interiore che è quello degli atanor alchemici da tenere sempre sotto controllo.

Chi ha la mente versata per l’ingegneria intravede immediatamente nell’illustr. 14 una gran ruota che funge da turbina che è attivata dall’azione energetica dei raggi solari, in modo che tutto si mette in moto. L’arte ermetica impone che l’adepto sin dal primo momento in cui si mette all’opera non cessi mai di farla fermare, è questo il suo mandato imperativo.

La Grande Piramide che si converte in un magnete

(16) Decorazione sul soffitto di una stanza del castello Dampierre-sur-Boutonne
(16) Decorazione sul soffitto di una stanza del castello Dampierre-sur-Boutonne.

La comparsa della Remora alchemica

Riferendomi ad uno dei libri di Fulcanelli, Le dimore filosofali , a pag. 115 del II vol., viene interpretata una decorazione di un cassettone riportato sul soffitto di una stanza del castello di Dampierre-sur-Boutonne. (illustr. 16).

Si tratta di un antico simbolo usato spesso:

Il delfino attorcigliato sul bracciolo di un’ancora marina: l’epigrafe che funge da insegna, ne spiega il motivo:

.SIC. TRISTIS. AVRA. RESEDIT.

Che vuol dire: Cosi si calma questa terribile tempesta.

È inevitabile che l’incostanza sopraggiunge quando si scatena la tempesta in chi si avventura per l’impresa alchemica, ma, è imperativo che il fuoco di ruota che ha avuto principio nell’alchimista non sia compromesso. «Ma la lunga operazione che permette di realizzare la progressiva condensazione e la fissazione finale del mercurio, presenta una notevole analogia con le traversate marittime e con le tempeste che ad esse si accompagnano. L’ebollizione costante e regolare del compost ermetico si presenta in piccolo, come un mare agitato e ondoso. In superficie le bolle scoppiano e si succedono senza sosta; dei pesanti vapori addensano l’atmosfera del vaso; delle nubi torbide, opache, livide, oscurano le pareti, si condensano in goccioline che scorrono sulla massa in agitazione. Tutto contribuisce a produrre lo spettacolo d’una tempesta in proporzioni ridotte. Sollevata da tutti i lati, sballottata dai venti, l’arca, tuttavia, galleggia sotto la pioggia del diluvio. Asteria si prepara a formare Delo, terra ospitale e salvatrice dei figli di Latona. Il delfino nuota alla superficie dei flutti impetuosi, e questa agitazione dura finché, alla fine, la remora, invisibile ospite delle acque profonde, non ferma, come un’ancora poderosa, la nave che va alla deriva. Allora torna la calma; l’aria si purifica, l’acqua sparisce, i vapori si riassorbono. Una pellicola ricopre tutta la superficie, e, addensandosi e consolidandosi ogni giorno di più, indica la fine del diluvio, lo stadio dell’arca che tocca terra, la nascita di Diana e di Apollo, il trionfo della terra sull’acqua, dell’asciutto sull’umido, e l’epoca della nuova Fenice. Nello sconvolgimento generale e nel combattimento degli elementi, s’acquisisce quella pace permanente, quell’armonia che risulta dal perfetto equilibrio dei principi, simbolizzati dal pesce fissatosi all’àncora: sic trìstìs aura resedit.».

A questo punto, non a caso ho ripreso il suddetto passo di Fulcanelli, poiché l’immagine dell’ancora saldamente assicurata al fondo marino simbolizzata dalla presenza della remora alchemica mi permette di concepire la giustapposizione alla Grande Piramide posta come su un vascello tramite una parabola. Abbiamo ipotizzato che è in questa sede che avvenivano le operazioni alchemiche messe in pratica dagli antichi sacerdoti egizi. E così, passo dopo passo, si è fatta luce su molte cose del processo alchemico in discussione e per ultimo ci convince la prefigurazione del fuoco di ruota che si innesca nel neofita iniziato ai misteri di Osiride del precedente capitolo.

Ora è di scena la famosa lotta fra la Salamandra e la Remora in relazione la compost in fase piuttosto critica che si evolve nella grossa ciotola, la parabola su cui è posta la Grande Piramide. Si capisce chi sia la Salamandra impersonata dal fuoco sulfureo prodotto dai raggi solari che si riflettono sul fondo della parabola.

Remora alchemica
(17) La Grande Piramide vista come un’ancora nelle mani della Remora alchemica che fa da calamita convertendola in un grande magnete. Quando sarà l’ora propizia, dettata dalle stelle Sirio e Beta dell’Orsa Minore, nascerà il Piccolo Re.

E la Remora è chiaramente impersonata dalla Luna, ossia la Regina, meglio ancora la dea Iside, che troneggia nella sua Camera nel fuoco della parabola-ciotola (illustr. 17). È qui che convergono tutti i raggi solari perché la legge della fisica ottica che ce lo assicura. Ecco spiegato il potere della Remora che fa da calamita attirando a sé lo sperma sulfureo solare e non c’è verso per la Salamandra di opporvisi (di qui il concetto di utero cosmico, in senso più ampio del termine). Si ha così occasione di intravedere nei raggi sulfurei della Salamandra che confluiscono nella Camera della Regina.

Se si riflette sullo scettro in mano agli dei e i faraoni egizi, si nota che la parte terminale è costituita da una forcina, come a suggerire la natura del flusso energetico supposto passante per esso. Di qui si può ipotizzare che il sistema piramidale in relazione al quaternario, in realtà conico riferito alle apoteme, sia concepibile per rotazione, tale da poter essere immaginato secondo l’illustr. 18.

(18) Evoluzione potere del raggio regale generato nello Zed. Si genera il fascio magnetico di rotazione del raggio QR.
(18) Evoluzione potere del raggio regale generato nello Zed. Si genera il fascio magnetico di rotazione del raggio QR.

Essa mostra la perfetta armonia geometrica per averla ipotizzata all’insegna della sezione aurea. Se fosse stata concepita in relazione al rapporto π / 4 (pi greco / 4), non si sarebbe ottenuta questa armonia. Ossia con la semi-base della piramide uguale a π / 4 e l’altezza uguale a 1. Questa situazione spiega lo stato primario di caos degli elementi.

Ma ciò che maggiormente ci interessa evidenziare è intravedere nel sistema cilindrico di rotazione del raggio di potere QR, un formidabile sistema magnetico. Ecco che tutto concorda con la concezione di un potere magnetico attribuito alla Regina in sede del punto focale della parabola-ciotola, ossia della dea lunare Iside. Di qui, viene da ipotizzare che abbiamo a che fare con il tema misterioso della resurrezione dei morti da capire. E guarda caso, poco sopra il fondo della parabola-ciotola dove impatta il raggio dello scettro QR, è posta la camera sotterranea dove si svolge, presumibilmente, la fase alchemica, cosiddetta Nigredo. Si tratta del sito della “mortificazione”, ossia del “mondo dei morti” in attesa della resurrezione, appunto.

Ecco che si fa luce su di essa ed è il potere di Iside a permettere che ascendano al cielo i morti qui in attesa.

Altra fantastica idea sorge nella mia mente con l’ipotesi che suggerisce un immaginario sistema di teletrasporto legato alla Grande Piramide come prefigurato con l’illustr. 19.

(19) Teletrasporto concepito nel nostro tempo
(19) Teletrasporto concepito nel nostro tempo

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Barca_solare_di_Cheope

[2] http://www.hbm-italia.it/custserv/SEURLF/ASP/SFS/ID.813/MM.4,36,34/SFE/techarticles.htm

[3] La Stele dell’Inventario di Giza la “sindone” della Grande Piramide / 5

a cura di Gaetano Barella. https://www.esonet.it/News-file-article-sid-1539.html

[4] Mare ripurgato e mare ermetico (Le Dimore Filosofali, vol.II, pag.126):

In greco, ermellino si dice ποντικός, parola che deriva da πόυίτος o πόυίτιος, il precipizio, l’abisso, il mare, l’oceano; cioè l’acqua pontica dei filosofi, il nostro mercurio, il mare purgato due volte col suo zolfo, e talvolta semplicemente l’eau de notre mer che dev’esser letto eau de notre mère, cioè l’acqua della materia primitiva e caotica chiamata soggetto dei saggi. I maestri ci insegnano che il loro mercurio secondo, quest’acqua pontica di cui stiamo parlando, è un’acqua permanente, che, contrariamente ai corpi liquidi “non bagna le mani” ed è la loro sorgente che cola nel mare ermetico. Essi dicono che per ottenerla bisogna percuotere tre volte la roccia, per estrarne l’onda pura mescolata all’acqua grossolana e solidificata, in genere raffigurata da blocchi rocciosi emergenti dall’oceano. Il vocabolo πόυίτιος esprime in particolare tutto ciò che vive nel mare.

[5] http://www.mimesis.info/4_2.html

[6] Passo tratto da Intretiens sur le Sciences del Conte de Gabalis. Da Le Dimore Filosofali di Fulcanelli a p. 22. Edizioni Mediterranee.

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I “Tre giorni di buio” inatteso tempo dell’alchimia e dell’occulto?

«Solve et coagula» nell’Atalanta fugiens di Michael Majer

Se non fosse per i quattro cardini su cui, Michael Maier, medico, alchimista e musicista tedesco (1568-1629)1, poggia la sua opera di alchimia, Atalanta fugiens, la musica, la parola, le immagini, essa non avrebbe avuto tanta presa sugli studiosi di alchimia e non solo, per la sua originale attrattività, per la sua geniale completezza, che la rende unica nel suo genere. A cominciare dallo spunto dell’autore nel realizzare un difficile legame di un mito, come quello di Atalanta 2 che fugge inseguita e infine sopravanzata, simile ai sogni che si dissolvono ad ogni alba. Ecco come si presenta al lettore l’idea metafisica dell’alchimia, racchiusa in due concezioni contrarie disposte su un cardine incomprensibile, solve et coagula, due movimenti contrari che l’alchimista esorcizza intenzionalmente nella materia. Cioè sciogli il solido e solidifica il liquido. Tutto ciò che appartiene alle nostre abitudini che sembrano stabili e permanenti, occorre dissolverle con un calore che va fatto sprigionare in sé e, al contrario, giusto il citato sogno, definito volatile, incerto e fluttuante che deve essere indurito e reso stabile. Nell’insieme, similmente all’azione di una chimera, una bestia ricorrente nella simbologia alchemica appunto.

Di qui la problematica degli opposti a confronto, uno di fronte all’altro, coscienza e inconscio, che inesorabilmente occorre che si dissolvano scomponendo così la coscienza comune a causa dei suoi limiti e il soggetto ne prende atto con dolore. Ecco che provvidenzialmente subentra una trasformazione e ricomposizione totale.

La musica, la parola, le immagini che improntano Atalanta fugiens, quasi vogliono alludere ad una croce miracolosa per dar vita al processo alchemico che comporta progressivi sacrifici, appunto una croce come quella che compare nell’emblema XXI dell’illustr. 1 ai piedi del Filosofo.

Michael Maier - Tre giorni di buio - Atalanta fugiens
Illustrazione 1: Michael Maier. Atalanta fugiens, emblema XXI. La croce ai piedi del Filosofo.

In hoc signo vinces, in effetti vorrebbero dire, come a riprendere la croce posta nell’emblema XXI di Atalanta fugiens per paragonarla a quella della frase latina, dal significato letterale: “con questo segno vincerai”, traduzione del greco ἐν τούτῳ νίκα (letteralmente: “con questo vinci”). La comparsa in cielo di questa scritta accanto a una croce sarebbe uno dei segni prodigiosi che avrebbero preceduto la battaglia di Ponte Milvio tra Costantino I e Massenzio il 28 ottobre 312.

Sembrerebbe proprio che la croce dell’emblema XXI in questione, messa lì a terra, debba essere sollevata come quella di Costantino imperatore anzidetta, e solo così si riuscirebbe a cogliere il mistero alchemico che deve essere tradotto in geometria come sembra suggerire l’epigramma che segue l’emblema.

Questo segno geometrico della croce, unico caso fra le 50 immagini relative disposte da Michael Maier, in cui compare, eccetto la dodicesima che presenta una chiesetta sormontata da una piccola croce (forse ad aggiungere il mistero della fede, fondamento del cristianesimo), fa capire che forse la chiave ultima di comprensione di Atalanta fugiens è nella geometria appunto, della quale si fa maestro e anfitrione il geometra e filosofo che qui compare con un gran compasso a dar lezioni in merito.

Grazie proprio al segreto riposto nell’emblema XXI è come se svanisse la vecchia coscienza – ma globale – simile ad un’immaginaria umanità (una parallela ipotesi ivi riposta) che si deve dissolvere, e che è realmente la memoria del nostro mondo, la nostra “terra mentale” che un giorno andrà catastroficamente in rovina per dar luogo ad un nuovo mondo, una “nuova terra”, ma sempre la stessa precedente, rigogliosa e vivente.

In fondo è questo lo scopo dell’Alchimia, ma anche di tutte le discipline esoteriche, cioè quella di concepire una nuova umanità, la stessa peraltro che costituisce l’esito finale del libro dell’Apocalisse di Giovanni con:

«una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più.» (Ap 21,1)

La terra mentale della semina di Michael Maier

I "Tre giorni di buio" inatteso tempo dell'alchimia e dell'occulto? 1
Illustrazione 2: Michael Maier. Atalanta fugiens, emblema XLV. La zona d’ombra (densa).

Michael Maier quando redasse l’opera Atalanta fugiens  si propose di concepire una terra alchemica mentale, le cui fasi di elaborazione furono rappresentate con 50 emblemi. In uno di essi, il XLV° (illustr. 2) pose al centro dell’immagine simbolica una sfera dalle fattezze come quella fisica della Terra illuminata dai lati opposti dal Sole e dalla Luna. Come già sappiamo anche a questa rappresentazione seguì un epigramma e poi un discorso. Finora gli epigrammi che ho citato sono stati tradotti in italiano da che erano in latino, ora mi è venuto di presentare l’epigramma XVL nella lingua madre originale, forse per un doveroso riguardo al suo autore, Michael Maier. Forse il segreto che si cerca è possibile percepirlo, se non altro, intravedendo inconsciamente orme specifiche da seguire.

Comunque, nulla di così difficile di riuscire a tradurlo e comprendere l’ammaestramento ivi riposto. La lezione epigrafica dice così:

«Sol, fax clara poli, non corpora densa penetrat,
Hinc illi adversis partibus umbra manet:
Vilior hæc rebus quamvis est omnibus, usu
Attamen Astronomis commoda multa tulit.
Plura Sophis sed dona dedit Sol, ejus & umbra,
Auriferæ quoniam perficit artis opus.»

– Cui segue il Discorso XLV

«Come una luce accesa in un palazzo rotondo o sferico illumina tutto il muro sopra o sotto, tranne dove qualche utensile da tavola al centro ne ostacola le influenze, così allo stesso modo il Sole posto nel vasto Arco del Cielo illumina con i suoi Raggi tutta la concavità del Cielo, e quei corpi che sono contenuti in esso che sono diafani e capaci di ricevere luce; cioè tutte le Stelle, sia Erranti che fisse, tranne dove lo proibisce lo Spessore della Terra intermedia. Perché lì un’ombra nera o oscurità, che è chiamata notte, rimane così a lungo finché non viene scacciata dal sole, e la luce viene riversata e vista al suo posto. L’ombra, quindi, o la notte, è la privazione o l’assenza della luce solare, e il giorno al contrario è l’irradiazione e la circonferenza di essa. L’ombra è ciò che non può sopportare l’aspetto del Sole, e quindi sfugge a se stesso, e lo evita, a volte in questo, a volte in un’altra parte della Terra, secondo che il Sole è in opposizione ad esso.

Il Sole e l’Ombra non si sono mai visti, anche se se la Natura lo ammettesse, potrebbero farlo in ogni momento. Ma il Sole considerandola come un Nemico a se stesso, la insegue sempre mentre vola in modo che non possa mai stancarla per superarla, come dice Buchannan nel suo Libro della Sfera. Dopo l’Immagine e l’esempio di quel grande Sole e della sua ombra, i Filosofi hanno osservato che anche il loro Sole ha un’ombra volante nuvolosa nera. Quindi Hermes dice: “Figlio mio, estrai la sua ombra dal raggio”. Cioè, guarda che porti il tuo Sole intorno al Primum Mobile su cui presiede Vulcano, in modo che quella parte della terra che è ora coperta da una notte ombrosa possa godere della chiara luce del Sole. Perché se l’intero firmamento del cielo, con tutto ciò che è contenuto in esso, non fosse portato in giro in ogni giorno naturale, cioè nello spazio di quattro e venti ore dal suo primo movimento, ma il Sole si muovesse con il suo moto proprio, che è chiamato il secondo o annuale, quegli Antipodi che sono sotto di noi avrebbero la notte per quasi lo spazio di sei mesi, e noi nel frattempo dovremmo avere la luce del giorno, e così al contrario in modo che l’intero anno sarebbe composto da un giorno e Una notte, come ora è sotto entrambi i poli, come ci dimostrano la Ragione e l’esperienza. Ma è piaciuta alla Divina Provvidenza ordinarlo diversamente, che ha quindi ordinato due moti dei pianeti: il primo e il secondo, e così ha distribuito l’anno in molti giorni.

Ora l’ombra e il sole fanno insieme un giorno e una notte, cosa che il sole da solo non potrebbe fare. È sua proprietà illuminare tutti i corpi e i luoghi che gli sono opposti, ma è solo per caso che la sua assenza fa ombra. Così anche il Sole Filosofico con la sua ombra crea un giorno che è Luce e Oscurità o notte. In altre parole, Latona o Magnesia, la cui ombra (come dice Democrito all’inizio dei 3 libri della sua Mensa Aurea) deve essere seminata e bruciata da una Medicina del Fuoco. L’uso delle ombre in astronomia è così grande che senza di esse la scienza può scarseggiare. È allo stesso modo all’ombra che il chimico attribuisce la perfezione della sua arte. Perché cos’è questo sole senza ombra? Lo stesso di un Clapper senza campanello, che in effetti fa il primo movimento a un suono; quella è la penna, questo lo strumento della musica; quella la lingua, questa la grande bocca. Un’ombra è la cosa più spregevole e accanto a non avere nessun Essere. Così anche l’ombra dei Filosofi è una cosa Nera; più nero del nero come lo chiamano, o più vile di un’erbaccia (non rispetto a se stesso, ma secondo l’opinione degli uomini e l’abbondanza di esso). Che cosa è più utile del fuoco? Più prezioso dell’acqua? Più amabile della Terra? Che produce fiori e tutte le cose che sono belle? Cosa c’è di più delizioso? Il che, se una volta ostacolato, farà sì che tutte le cose cessino di essere piacevoli, ma poiché nelle loro vaste sfere sono esposte all’uso comune dell’umanità da un’immaginazione assurda, si ritiene che non abbiano alcun valore. Allo stesso modo, sia l’ombra comune che quella filosofica sono disprezzate. Coloro che hanno vissuto a lungo nelle ombre sotterranee, perdono la vista se vengono portati all’improvviso alla chiara luce del Sole; così coloro che rimangono e lavorano solo nell’ombra filosofica, e non si uniscono al Sole, sono privati del loro giudizio, che è la guida della loro mente, e quindi non possono portare a nulla. Quando il Sole Celeste è elevato all’altezza di mezzogiorno, il Calore è maggiore e le Ombre meno, perciò qui quando il calore è specchiato l’ombra è minore, e allo stesso modo al contrario. Dobbiamo quindi iniziare quando il Sole dal lato di chiamata Meridiano si piega di nuovo alla sommità della nostra testa in Capricorno, e la prima operazione anche verso l’Ariete sarà terminata. Là inizia l’opera delle donne anche a Leone, e poi il lavoro procede dal lavoro, finché l’Anno del Serpente afferra la coda con la testa; vale a dire, è completato.»

Riassumendo, ciò che maggiormente conta è la zona d’ombra (densa) che “prudentemente” (ma è una ferrea necessità alchemica) non è irraggiata dalla torcia solare, ma grazie a ciò resta la cosa più bella, che però i non filosofi non lo sanno, e perciò non riescono trarne profitto. Ecco la ragione di aver citato l’epigramma suddetto in latino, come una velata “ombra” da interpretare. In tal modo, ‒ dice Michael Maier ‒ il Sole ha donato molti doni ai filosofi in stretta relazione alle “ombre” in questione, perché permette loro di finalizzare l’opera d’arte per fare l’oro. Insomma tutta la zona ombrata in questione non è altro che il Mercurio filosofale in cui nasce il Reuccio, come una sorta di Culla dalle peculiari caratteristiche. E la tradizione ci descrive questa Culla che l’alchimista dovrà intravedere per capire di essere giunto al traguardo dorato della sua opera d’arte.

È una sorta di primavera che ad un certo punto attende l’esperto e paziente alchimista in trepido “ascolto”, come Leo, uno dei tanti alchimisti, in “Avviamento all’Esperienza del Corpo Sottile”3:

«Noi dobbiamo cercare di avvertire accanto ad ogni impressione sensoria una impressione che la accompagna sempre, che è di genere del tutto diverso ‒ risonanza in noi della natura intima, sovrasensibile delle cose ‒ e che ci penetra dentro silenziosamente.»

E cosicché lo Spirito Universale sovrasensibile si rispecchia nella sensorialità umana ed è così che, accanto a quella abituale, verrà a crearsi un nuovo tipo di sensazione. Fino a quel momento, vi sarà il fervore occulto del prepararsi alla rinascita: ci si troverà in una situazione analoga a quella dei  primi incerti giorni  successivi  all’equinozio,  nei  quali  la  natura  sembra,  pur  operosamente,  ancora  in  “Attesa  di Primavera”4.

I  «tre giorni di buio»

Ma le epoche passano, ovvero i millenni e gli Eoni succedono ad altri Eoni, e giunge il tempo in cui è l’Eone di Latona o Magnesia, che il profeta, alchimista e astrologo, Michel Nostradamus con le sue Centurie, profetizza il suo avvento con la quartina VI-74:

«Au revolu du grand nombre septiesme
Apparoistra au temps ieux d’Hedatombe
Non esloigné du grand aage milliesme,
Que les entrez soirtoront  de leur tombe.»

«Al compimento del grande numero settimo
Apparirà al Tempo giochi d’Ecatombe
Non allontanato del grande eone millesimo
Che gli entrati usciranno dalla loro tomba.»

Ed ecco che l’alchimista d’un tratto diventa cieco per non riuscire a intravedere la Culla del Reuccio, come lo definisce l’ermetista Fulcanelli.

Avete sentito Michael Maier cosa ha detto in particolare sull’ «ombra» col «Discorso XLV»?:

«il Sole ha donato molti doni ai filosofi in stretta relazione alle “ombre” in questione, perché permette loro di finalizzare l’opera d’arte per fare l’oro

Ma:

«Coloro che hanno vissuto a lungo nelle ombre sotterranee, perdono la vista se vengono portati all’improvviso alla chiara luce del Sole; così coloro che rimangono e lavorano solo nell’ombra filosofica, e non si uniscono al Sole, sono privati del loro giudizio, che è la guida della loro mente, e quindi non possono portare a nulla.»

Ecco l’effetto catastrofico dei «tre giorni di buio»!

Ma non basta la quartina VI-74 di Nostradamus suddetta per far capire con certezza l’evento perché molte altre profezie, che fanno parte delle Centurie di Nostradamus, la confermano in tanti modi.

Rivolta proprio agli alchimisti, la prima di queste profezie è la seguente:

  1. IX-68

«Du Mont Aymar sera noble obscurité,
Le mal viendraau ioinct de Aone et Rosne,
Dans Bois chachez soldats iour de Lucie,
Qui ne fut onc un si horrible throsne.»

«Dal monte Aymar, sarà nobile oscurità, [1] Il male verrà al congiuncimento di Saone e Rosne, [2] Nel Bosco nascosti soldati giorno di Lucia, [3] che mai non fu uno così terribile trono.»

[1] Aymar, è l’Immortale Alchimista Conte di Saint Germain. È stato un alchimista e avventuriero francese, e personaggio di rilievo alla corte di Francia, vissuto nel XVIII secolo in Europa.

Io, Aymar l’Alchimista, Conte di Saint Germain,
chi sono io per Te, Profano?
Tu che hai aperto il Manoscritto Segreto degli Iniziati scopri il Mondo che è il mio, quello dell’Alchimia.
Io ti offro, se meritato, i Segreti posseduti dal mio secolo, il 18esimo.
Gli enigmi della mia nascita svaniscono. Io sono immortale. Venuto dal nulla, nel nulla vado, io attraverso i secoli, appaio secondo il mio piacere e volere. Compaio giusto nel momento più inatteso. Io ho scoperto l’Elisir di Lunga Vita. Io ho viaggiato attraverso i mondi di Londra, Parigi, Roma, il Tibet, la Prussia, la Russia… Io ho assaggiato il sapore del mondo. Io so trasformare il ferro in Oro, il carbone in Diamante…
Tutto ciò io lo devo all’Hierophante visibile, per l’Occidente, della Tradizione Esoterica Terrestre. Concepito dalla chimica e dal genio del mio cervello, esso mi porta Gloria e Splendore e oggi la Felicità.
Tu erediti questo favoloso Sigillo, poiché mi è divenuto inutile, a me che tutto ho. Io te lo affido. Per il tempo che lo terrai, esso ti darà Fortuna, Ricchezza, Splendore e tutte le Felicità Terrestri.
Trattalo come si deve: con Rispetto e Dignità.
L’Alchimia non tollera il volgare. Essa ama la nobiltà di cuore e d’anima.
Prendi impegno di non divulgare le conoscenze e la Potenza che ti porterà.
Proteggilo. Da sempre, io non ho proferito parola sul mistero che mi circonda. Fai lo stesso, oppure l’Hierophante perderà per sempre la sua Potenza Alchemica. Istantaneamente diverrà senza effetto.
Ma se io trasmetto ciò che ho di più prezioso, è perché so che tu meriti e che sarai all’altezza di quello che l’Hierophante visibile, per l’Occidente, della Tradizione Esoterica Terrestre potrà donarti.
Io non ti conosco. In un altro secolo leggerai queste parole. Esse si rivolgono a te. Ricordati dei miei avvertimenti.
Castello di Chambord nell’anno di grazia 1783, il 21 dicembre

[2] Saone = Sole e Rosne = Rosa. Sulla Rosa se ne parla nella quartina V-96 legata alla q. III-94 che esamineremo in seguito). La q. III-94 riguarda il momento in cui avverrà l’”oscuramento” dell’eone di Latona.[3] Dei «soldati di Lucia» nel «Bosco» se ne parla nella q. IX-38 e se ne parlerà in seguito. «Lucia» la santa festeggiata nel giorno più vicino al solstizio d’inverno (13 dicembre). Ma si capirà che si tratta di un essere che il «Bosco» sta a indicare, cioè un «porco metà uomo» di cui si parla nella q. I-64.

La Natura è provvida perché, in mancanza della “sensorialità” interiore, di cui parla l’alchimista Leo che l’avvertiva del sopraggiungere della vagheggiata “Primavera”, ha predisposto che ad essa si sostituiscano un genere di altre “primavere” i cui “fiori” (per modo di dire!) sbocciano, per esempio, attraverso altre profezie, come questa tratta dalle Centurie di Nostradamus, per esempio:

Nostradamus II-27

«Le divin Verbe sera du ciel frappé,
Qui ne pourra proceder plus avant:
Du reserrant le secret estoupé,
Qu’on marchera par dessus et davant.»

«Il divin Verbo sarà dal cielo chiuso,
Che non potrà procedere più avanti:
Rinchiudendo il segreto dischiuso,
Che marcerà per disotto e davanti.»

Non si creda che il divin verbo intravisto da Nostradamus sia come il Gesù Nazareno che faceva miracoli e ammaestrava le genti. No, Egli viene per fare giustizia qui sulla terra (per «disotto e davanti»). Forse è già in azione in questi tempi con la pandemia del coronavirus.

Questo per dire che sarà per gli alchimisti una nuova e più terribile prova della prima opera, quella della Nigredo, e fino alla fine delle successive fasi alchemiche sarà buio nero.  Sempre che saranno capaci di proseguire non appena iniziano i «Tre giorni di buio» profetizzati da un folto stuolo di mistici del cristianesimo e ne cito alcuni:

Profezia della Beata Anna Maria Taigi, Siena

Beata Anna Maria Taigi – Wikipedia, pubblico dominio

«…Dio manderà due castighi: uno sarà sotto forma di guerre, rivoluzioni e altri mali; avrà origine sulla terra. L’altro sarà mandato dal Cielo. Verrà sopra la terra l’oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti. Nulla sarà visibile e l’aria sarà nociva e pestilenziale e recherà danno, sebbene non esclusivamente ai nemici della Religione. Durante questi tre giorni la luce artificiale sarà impossibile; arderanno soltanto le candele benedette. Durante tali giorni di sgomento, i fedeli dovranno rimanere nelle loro case a recitare il Rosario e a chiedere Misericordia a Dio… Tutti i nemici della chiesa (visibili e sconosciuti) periranno sulla Terra durante questa oscurità universale, eccettuati soltanto quei pochi che si convertiranno… L’aria sarà infestata da demoni che appariranno sotto ogni specie di orribili forme… Dopo i tre giorni di buio, San Pietro e San Paolo… designeranno un nuovo papa… Allora il Cristianesimo si diffonderà in tutto il mondo.»

Profezia di San Gaspare del Bufalo, Italia

Gaspare del Bufalo, fondatore dei missionari del Preziosissimo Sangue – Wikipedia, pubblico dominio

«La morte degli impenitenti persecutori della Chiesa avverrà durante i tre giorni di buio. Colui che sopravviverà ai tre giorni di tenebra e di pianto, apparirà a se stesso come l’unico sopravvivente sulla terra, perché di fatto il mondo sarà coperto di cadaveri.»

La beata cristiana Marie Jahenny parlò a lungo dei tre giorni di buio.

«I tre giorni di tenebre saranno di giovedì, venerdì e sabato…tre giorni meno una notte…»

«Durante questi tre giorni di oscurità terrificante, non deve essere aperta nessuna finestra, perché nessuno riuscirà a vedere la terra e il colore terribile che essa avrà in quei giorni di punizione, senza che muoia immediatamente…»

«Il cielo sarà in fiamme, la terra si spaccherà…Durante questi tre giorni di oscurità lasciate accese le candele benedette dappertutto, nessuna altra luce risplenderà…».

Eppure tutti erano sull’avviso su questo evento con profezie che non si contano, e per primo è lo stesso Giovanni evangelista lo stesso dell’Evangelo  del Verbo, ad avercelo rivelato con la sua Apocalisse dettata da un angelo.

«Poi vidi quando egli aperse il sesto sigillo; ed ecco, si fece un grande terremoto, e il sole divenne nero come un sacco di crine, e la luna divenne come sangue;» (Ap 6:12 Nuova Diodati)

L’analoga rivelazione la si riscontra anche in: Is 13:6-11; Lu 23:29-30; Gl 3:16.

Ancor più chiaro è il passo successivo dedicato alle prime quattro trombe suonate dagli angeli (Ap 8,12-13 Nuova Diodati):

«Quando il quarto angelo suonò la tromba, fu colpito un terzo del sole, della luna e delle stelle: un terzo della loro luce si spense e il chiarore del giorno, come quello della notte, diminuì di un terzo. Guardai, e udii un’aquila che volava in mezzo al cielo e diceva a gran voce: «Guai, guai, guai agli abitanti della terra, a causa degli altri suoni di tromba che tre angeli stanno per suonare!»

Grande confusione, a questo punto, nel credere alla fine del mondo, con cataclismi spaventosi sin dal tempo in cui fu diffusa l’Apocalisse di Giovanni, invece forse son pochi ad aver capito che si tratta di eventi nel mondo in cui la nostra interiorità interagisce. E si capisce senza sforzi che si tratta dell’oscuramento dei due astri interiori, il Sole e la Luna e non solo loro, come sappiamo, dall’Alchimia. Di qui si ha coscienza di un’immane tragedia che porterà scompiglio nella vita dell’uomo, poichè non c’è atto che egli svolge, senza dover far leva sulla sua capacità mentale, “illuminata” da quei due “luminari”, chi in meno e chi in molto. Sarà compremessa l’immaginazione che mortificherà la memoria, con disastrose conseguenze in tutte le attività mentali dell’uomo, applicate ai molteplici suoi ruoli, soprattutto del lavoro. Si capisce che saranno gli alchimisti e tutti gli operatori dell’occulto, maghi, astrologi, chiromanti, sensitivi in genere e via dicendo che saranno castigati. Ma sarà una sorta di pandemia dalle analoghe proporzioni come quella del momento, ossia il coronavirus, che si sta cercando di fronteggiare?

Le molte profezie di Nostradamus che seguiranno ci mostrano il quadro ravvicinato degli avvenimenti futuri. Stiamo a vedere.

  1. VI-8

«Ceux qui estoient en regne pour scaçoir,
Au Roial change deviendront apovris,
Uns exilez sans apuy, or n’avoir,
Lettrez et lettres ne seront grand pris.»

«Coloro che stavano in potere per sapienza, (gli attuali alchimisti)
Al regale cambio diverranno impoveriti:
Un esiliato senza appoggio, oro non avere,
Lettere, lettere ne saranno a gran prezzo.».

  1. IX-83

«Sol vingt de Taurus si fort terre trembler,
Le grande theatre remply ruinera,
L’air ciel et terre obscurcir et troumbler,
Lors l’infidelle, Dieu et saincts voguera.

«Il Sole venti al tauro si forte tremare
Il grande teatro ripieno rovinerà (il mondo “astrale”)
L’aria, cielo e terra oscurare e cadere
Allora l’infedele, Dio e i santi invocherà.»

  1. XI-38

«Par eau, et par fer, et par grande maladie,
Le pourvoyeur à l’hazard de sa vie
Scaura compien vaut le quintal du bois,
Six cens et quinze, ou dixneufiesme,
Ou gravera d’un grand Prince cinquiesme
L’immortel nom, sur le pied de la Croix.»

«Per acqua e per ferro e per grande malattia</strong
Il provveditore all’azzardo della sua vita
saprà come valutare il quinto del bosco
Seicento e quindici, oppure il diciannovesimo (vai alla profezia VI-15, oppure VI-19)
Si graverà d’un grande pricipe Quinto
L’immortale nome, ai piedi della croce.»

  1. I-64

«De nuict Soleil penseront avoir veu
Quand le pourceau demy homme on verra.
Bruit, chant, bataille au Ciel battre aperceu,
Et bestes brutes à parler l’on orra.»

«Di notte il Sole penseranno d’aver visto
Quando il porco metà uomo si vedrà,
Assordante canto, battaglia in Cielo confinato, iniziata,
E animali spaventosi la gente parlare udirà.»

  1. I-84

«Lune obscurcie aux profondes tenebres,
Son frere passe de couleur ferrgine,
La grand caché long temps sous le tenebres,
Tiedrera fer dans la praye sanguine.»

«La Luna oscurata dalle profonde tenebre
il suo fratello passa al colore ferruginoso.
Il grande nascosto lungo tempo sotto le tenebre, («il porco metà uomo»)
Terrà il ferro nella piaga sanguinolenta.»

  1. III-5

«Pres le longe defaut de deux grands luminaires,
Qui surviendra entre l’Avril et mars:
O que cherté: mais deux grands debonnaires
Par terre et mer secourrant toutes parts.»

«Durante la lunga mancanza di due grandi Luminari
Che sopraggiungerà entro Aprile e marzo
O qual rarità! Ma i due grandi debonnari (il rebis «il porco metà uomo»)
Per terra e mare soccorreranno tutte le parti.»

  1. III-34

«Quand le deffaut du Soleil lors sera,
Sur le plain iour le monstre sera veu,
Tout autrement on l’interpretera,
Cherté n’à garde, nul n’y aura pourveu.»

«Quando il mancare del Sole allora sarà
Sopra il pieno giorno, il mostro sarà visto («il porco metà uomo»)
Tutto diversamente lo si interpreterà
Per costosità non ha guardia, per nulla non avrà provvisto.»

A questo punto ci si domanda quale sarà la sorte di coloro che saranno preservati dalle conseguenze dell’oscuramento durante i «tre giorni di buio», come profetizza la Beata Anna Maria Taigi di Siena?

La beata prevede in proposito:

«Durante tali giorni di sgomento, i fedeli dovranno rimanere nelle loro case a recitare il Rosario e a chiedere Misericordia a Dio…».

Ma non si capisce in che modo Dio interverrà per alleviare il loro stato infelice?

La risposta giunge dal libro dell’Apocalisse di Giovanni in cui si spiega che essi sono i servi di Dio segnati in fronte:

«Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù d’Isralele:» (Ap 7-4).

In effetti il modo c’è per evitare almeno l’orribile visione dei «demoni che appariranno sotto ogni specie di orribili forme» (come dice la Beata Anna Maria Taigi), ma non la loro infestazione, ed è possibile con un male sopportabile che oggi e nel passato si è fatto poco sentire, ed è poco conosciuto: si chiama Afantasia. Io la conosco molto bene perché ne sono stato affetto sin da ragazzino.

L’Afantasia

Mi sono persuaso che le risorse della mente devono essere infinite se mi permettono di esistere e di progredire comunque interiormente, nonostante un grave handicap di cui ora parlerò. Ma di questa cosa nessuno lo sa ed io ci ho convissuto senza mai rendermene conto e solo in questi ultimi tempi ne ho preso coscienza.

La scienza medica afferma che la malattia dell’Afantasia, di cui sono afflitto da ragazzino, comporta l’incapacità della mente a non visualizzare nessuna immagine mentale, come se l’occhio della mente fosse completamente cieco, eppure non è così per me. L’Afantasia, come si sa, indica la condizione della mente che non è capace di visualizzare nessuna immagine mentale, come se l’occhio della mente fosse completamente cieco. Effettivamente non riesco a vedere alcunché dal riuscire a immaginare, chiudendo gli occhi, e i miei sogni sono stati sempre vaghi e oscuri oltre a risultare frequentemente tenebrosi sin da ragazzo. Per non parlare di situazioni oniriche al limite del tollerabile con esperienze tenebrose al punto, a volte, di agitarmi nel sonno e venire scosso da mia moglie e così io mi calmo. Ma questo non più ora che sono un anziano signore in pensione, salvo avere frequentemente vaghi dialoghi interiori come se fossi cosciente e dei quali conservo per un limitato tempo ancora la memoria.

Ma allora come si spiega che ho potuto svolgere, per esempio, la professione di progettista di automazioni elettromeccaniche di macchine e impianti distinguendomi, al punto da riuscire a dirigere un ufficio tecnico? Per far questo occorreva una fervida memoria per immaginare come progettare i congegni molto spesso complicati. Riuscivo ad immaginare, non si sa in che altro modo, oltre all’estranea (per me) capacità di immaginare consueta ai miei simili, per filo e per segno, l’impiantistica dell’intero stabilimento in cui svolgevo il ruolo di capo servizio della progettazione e manutenzione degli impianti.

È una mortificazione che si è trascinata sin da ragazzino, con la mia grave difficoltà nel non avere la memoria efficiente. A scuola facevo fatica a scrivere correttamente e non riuscivo a imparare a memoria le poesie o altro. Perciò seguivano a ruota la storia e geografia da imparare. Per le lingue poi, solo l’italiano mi era alquanto congeniale e tutte le altre no in modo assoluto. Menomale che nella matematica e nel disegno le cose andavano un po’ meglio. E questo fino al conseguimento del diploma di geometra, ma che fatica! Poi ho dovuto fare molta gavetta nello scrivere, perché ne sentivo il bisogno, intravedendo col pensiero (‘oscuro’) idee attrattive in me fuori del comune da dover trascrivere per non perderne traccia a causa della pessima memoria. Imparavo a scrivere “a orecchio” attratto da parole e frasi che volevo far mie. Di qui un gran daffare nel leggere qualsiasi cosa per estrarre e annotare ciò che mi sembrava interessante attraverso il ‘suono’ che le parole facevano riecheggiare nel mio orecchio. Ed ecco la mia strana carriera di ‘scrivano’, poiché ho avuto modo di raccontare molte cose insolite che ho annotato sul mio computer, alcune delle quali, siti amici hanno pubblicato sul web. Ma quando il computer ancora non c’era, ho scritto su carta, tanto e poi tanto! Di qui ‘narrazioni’, quasi documenti fuori dell’ordinario, insoliti e difficili da credere.


1 Nato a Rendsburg, Holstein, Michael Maier frequentò l’Università di Rostock, nel 1589 quella di Norimberga, dal 1589 al 1591 fu a Padova, nel 1592 all’Università di Francoforte ove conseguì la Laurea in Lettere; nel 1596 all’Università di Bologna e nel 1596 all’Università di Basilea, dove conseguì la Laurea in Medicina e Chimica. Tornò a Rostock per esercitare la professione medica. Nel 1609 divenne medico ordinario e consigliere al servizio di Rodolfo II. Negli anni successivi alla morte di Rodolfo II, visitò più volte l’Inghilterra, conoscendo personalmente il celebre filosofo rosacrociano Robert Fludd.

La sua opera certamente più famosa è il libro di emblemi Atalanta fugiens pubblicato in latino, nel 1617. In essa sono rappresentate 50 incisioni simboliche, corredate di epigrammi e discorsi, che illustrano le fasi del processo alchemico. Il testo degli epigrammi è proposto anche in forma musicale di fuga (a tre voci). La musica rosacrociana di Maier viene utilizzata nel “Real Ordine degli Antichi Liberi Accettati Muratori”. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Maier

2 La trama dell’opera è intessita dal mito di Atalanta, vergine guerriera che sfidava i suoi spasimanti ad una gara di corsa. Chi vinceva aveva come premio il matrimonio ma, era scontato che essi perdessero e venissero uccisi; finchè Ippomene, l’ennesimo pretendente riesce con uno strataggemma a vincere la gara. Sull’aiuto delle Esperide che gli diedero delle mele d’oro, egli facendole cadere lungo la corsa, attirarono l’attenzione di Atalanta che, nel prenderle permise a Ippomene di sopravanzarla e così vincere la gara. I tre protagonisti del mito, Atalanta, Ippomene e il Pomo, simboleggiano per contro gli elementi fondamentali che si agitano nell’iter alchemico. In Atalanta fugiens c’è di più: viene caratterizzata dall’impronta musicale e da tre voci, indicate come Pomum Morans il tenor, e i due Atalanta e Hippomene, che si inseguono in forma di fuga.

3 Introduzione alla Magia, a cura del Gruppo di UR, vol. I, cap. III, pag. 72, Edizioni Mediterranee.

4 Fonte: versetto2051.pdf

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L’economia delle finestre rotte e del PIL non serve per il mondo post Covid-19

finestre rotte
Foto di Bela Geletneky da Pixabay

Appello di 100 economisti ai governi Ue e Ocse: è urgente abbandonare un’economia che si alimenta producendo danni.

Oggi è stato inviato ai presidenti della Commissione europea e del parlamento europeo, ai primi ministri degli Stati membri dell’Ue, ai presidenti di Usa e Russia e ai primi ministri degli altri Stati Ocse un appello sottoscritto da quasi 100 economisti di diversi Paesi del mondo che chiedono che la crisi generata dalla pandemia di Covid-19 sia l’occasione per riorientare l’economia. Per i 100 economisti «E’ sempre più urgente abbandonare un sistema fondato sulla produzione di beni che diventano in fretta rifiuti per andare verso un’economia a basse emissioni e che metta meno a rischio l’umanità. Soprattutto oggi è possibile un cambio di rotta per uscire dalla fallacia della finestra rotta (Bastiat 1850) e sostenere con efficacia i bisogni e il benessere. Occorre ristrutturare l’economia e uscire dall’ossessione del PIL come unico indicatore cui guardare. Gli economisti sanno bene che il PIL nasconde gravi inefficienze nell’allocazione del lavoro e delle risorse: che lo dicano!».

L’appello è stato promosso da Tommaso Luzzati, Tiziano Di Stefano e Simone D’Alessandro del Dipartimento di economia e management dell’università di Pisa. Ha raccolto l’adesione, come primi firmatari, di personalità di spicco a livello mondiale in tema di sviluppo sostenibile tra cui Tim Jackson, direttore del Centre for the Understanding of Sustainable Prosperity dell’Università del Surrey.

Ecco il testo della lettera – appello:

Un appello ai politici: chiedete agli economisti di dire la verità
Economisti, governi e media si concentrano sul PIL per misurare le conseguenze economiche della pandemia di Covid-19. Le politiche di ripresa mirano principalmente a sostenere la domanda e sostenere la struttura produttiva esistente. Allo stesso tempo, almeno da 100 anni, la teoria economica ha dimostrato che i mercati non regolamentati producono una quantità eccessiva di alcuni beni e non abbastanza di altri, rispetto a ciò che vorremmo avere. Le ragioni di tutto questo sono nella società competitiva che normalizza lo spostamento dei costi sugli altri per realizzare profitti (le cosiddette “esternalità” negative).

Come è ben noto agli economisti, ci sono molte buone ragioni per criticare l’uso del PIL al di là del suo dominio tecnico economico. Tuttavia, il presente appello vuole ricordare agli economisti e ai responsabili politici che, anche da un approccio economico standard e tradizionale, guardare al PIL può nascondere gravi allocazioni errate di posti di lavoro e altri fattori di produzione.Lo stesso livello di PIL può essere associato a livelli di benessere molto diversi.

Ad esempio, le automobili causano incidenti stradali, inquinamento atmosferico urbano e gas serra, ma piuttosto che affrontare le cause profonde di questi problemi attraverso modalità di trasporto alternative o nuove modalità di lavoro, le risorse vengono destinate a risolvere i problemi in seguito. Sarebbe più economico trattare le cause degli incidenti automobilistici in modo che possano essere evitati, invece di stanziare denaro per curare le persone coinvolte negli incidenti e per riparare le auto. Il lock-down ci ha insegnato che il lavoro a distanza è possibile, comportando meno tempo e denaro spesi per il pendolarismo, meno incidenti stradali e minore inquinamento. Questo è uno dei tanti esempi che rivelano che viviamo in un’economia delle “finestre rotte”, nella quale rompere le finestre ha senso dal punto di vista economico perché porta a più riparazioni di finestre. Il PIL si nutre della cattiva allocazione delle risorse, dello spostamento dei costi sociali e dei danni che ne derivano.

Il potenziale di ristrutturazione a seguito della pandemia di Covid-19 offre a ogni Paese un’opportunità unica per promuovere la riallocazione di posti di lavoro da attività economiche inutili e dannose verso attività di valore . Ogni persona può ora immaginare molti esempi di come possa avvenire tale ristrutturazione e ogni comunità ha la possibilità di riflettere sulla trasformazione più adatta. Possiamo passare a un’economia che produce meno rifiuti e utilizza meno sostanze tossiche, impiega più persone in lavori dignitosi che promuovono la sostenibilità locale, con settimane lavorative più brevi, che è più resiliente e ha più spazio per l’etica, la giustizia e l’equità.

Il principio guida generale per qualsiasi politica economica, come sottolineato da Ecological Economics and Industrial Ecology, dovrebbe essere quello di ridurre al minimo i flussi di materia dell’economia (inclusa l’energia) . Aumentare la velocità con cui i materiali estratti diventano rifiuti aumenta il PIL ma degrada il nostro ambiente, influendo negativamente sul nostro benessere e felicità e costringendoci a lavorare molto più del necessario per ottenere lo stesso livello di servizi.

Chiediamo ai governi e alle istituzioni di riorientare le nostre economie per allontanarle da un modello basato sulla produzione di beni che diventano rapidamente spazzatura. Abbiamo urgentemente bisogno di un’economia meno pericolosa e low-carbon che sostenga in modo efficiente ed efficace i bisogni e il benessere umano. Gli economisti dovrebbero seguire la propria logica e chiedere di trasformare l’economia per migliorare il benessere e compiere progressi verso la sostenibilità.

greenreport.it

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La fotonica al servizio di un modo più connesso

La fotonica al servizio di un modo più connesso 1
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il campo della fotonica sta acquisendo importanza nei sistemi di comunicazione. Alcuni ricercatori hanno dimostrato la fattibilità dell’uso della fotonica nei satelliti orbitanti nell’ambito di una rete di comunicazioni più ampia.

Nel prossimo futuro, sarà necessario un consistente potenziamento delle capacità dei satelliti per le telecomunicazioni, non solo per affrontare le sfide dell’Agenda digitale europea, ma anche per rimanere allineati con la rapida evoluzione delle comunicazioni terrestri in un mondo connesso a livello globale. Con l’attuale tecnologia a radiofrequenza, esiste un rapporto lineare tra la dimensione, la massa e il consumo energetico dei carichi utili delle telecomunicazioni e la loro capacità.

La fotonica è la scienza che studia la generazione, il rilevamento e la manipolazione della luce (fotone) e ha contributo in gran parte alla rivoluzione avvenuta nella tecnologia dell’informazione per quanto riguarda le applicazioni terrestri. La fotonica rappresenta la tecnologia più promettente per il superamento delle difficoltà affrontate dai satelliti per le telecomunicazioni, grazie all’attrezzatura a fibre ottiche compatta, leggera e a bassa potenza.

Il progetto OPTIMA, finanziato dall’UE, intendeva dimostrare il concetto e i vantaggi di un carico utile fotonico per i satelliti per le telecomunicazioni. Il progetto si proponeva di unire gli sforzi degli interlocutori europei del mondo industriale e accademico nel settore delle comunicazioni spaziali e terrestri.

I ricercatori hanno condotto una campagna di selezione dei componenti di carico utile che avrebbero agevolato le verifiche ambientali predefinite. Dopo aver sviluppato un dimostratore, il gruppo del progetto OPTIMA ha realizzato dei moduli interamente funzionali, configurandoli in base al tipo di pacchetto adatto per un futuro carico utile.

Il gruppo ha testato con successo le prestazioni del carico utile fotonico di OPTIMA, che ha superato tutti gli standard di conformità, caratterizzazione e convalida necessari affinché fosse pronto per il collaudo del prototipo in orbita. Nel corso della convalida finale del dimostratore, i ricercatori hanno introdotto la matrice a commutatore ottico, riscontrando che aveva un impatto minimo sulle prestazioni, a parte la leggera riduzione prevista del guadagno da punto a punto.

Prototipo pronto per l’orbita

Il gruppo del progetto OPTIMA ha presentato una novità mondiale tramite la qualificazione di un commutatore ottico altamente riconfigurabile, modulare, di alto ordine a un elevato livello di maturità tecnologica, capace di soddisfare i rigorosi requisiti dei test di vibrazione e d’urto. I ricercatori hanno dimostrato per la prima volta una catena di convertitori multi-frequenza basata sulla fotonica pronta per l’orbita, funzionante nelle bande Ka e V in combinazione con la commutazione ottica basata sulle tecniche di multiplazione a divisione di lunghezza d’onda (WDM, Wavelength-Division Multiplexing).

«Sono necessari molti sforzi per trasferire questi vantaggi al mondo dei carichi utili delle telecomunicazioni, poiché tutte le apparecchiature fotoniche utilizzate nelle applicazioni terrestri devono essere adattate per sopportare le vibrazioni meccaniche durante il lancio e per sopravvivere 15 anni nell’ambiente difficile di un’orbita geostazionaria», afferma il coordinatore del progetto OPTIMA, Javad Anzalchi, dell’Airbus Defence and Space.

Uno sguardo al futuro

«La tecnologia sviluppata nell’ambito del progetto OPTIMA consentirà un’introduzione diffusa della fotonica nei carichi utili dei satelliti per le telecomunicazioni», afferma Anzalchi. «Ciò permetterà di potenziare più facilmente la capacità dei satelliti per le telecomunicazioni con antenne multifascio e favorirà gli investimenti nella ricerca per gestire collegamenti intersatellitari di prossima generazione più coerenti con componenti completamente integrati e qualificati».

© Unione europea, 2020

cordis.europa.eu

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La bestia di terra dell’Apocalisse di Giovanni e il suo numero seicentosessantasei

Introduzione

Con questo saggio si prosegue uno studio sull’Apocalisse di Giovanni, sviluppato in un mio articolo dal titolo “Missione Uomo – La porta stretta dell’Apocalisse di Giovanni.

Il nuovo tema proposto si incentra sul mistero che avvolge il versetto 13,18 dell’Apocalisse, in particolare sul «numero della bestia […] seicentosessantasei».

Apocalisse di Giovanni
Figura 1: Signorelli. Duomo di Orvieto. Cappella San Brizio. Particolare Predica e fatti dell’Anticristo.

Traggo dal suddetto mio articolo alcune nozioni introduttive che spiegano sommariamente lo scopo del libro dell’Apocalisse, poiché è stato continuamente considerato come profezia della fine del mondo, invece non è propriamente così che va interpretato. Continua a leggere La bestia di terra dell’Apocalisse di Giovanni e il suo numero seicentosessantasei

L’acqua di mare diventa potabile in pochi minuti

L’acqua di mare diventa potabile in pochi minuti 1
Foto di Selena13 da Pixabay

Un nuovo materiale che sfrutta la luce solare e le proprietà delle strutture metallo-organiche è in grado di rendere potabile l’acqua di mare in meno di 30 minuti: la scoperta di un gruppo internazionale di ricercatori che è riuscito ad ottenere circa 140 chili di acqua da bere utilizzando solo 1 kg di composto.

Un nuovo materiale è in grado di rendere potabile l’acqua di mare in meno di 30 minuti, sfruttando la luce solare e le proprietà delle strutture metallo-organiche (MOF). Continua a leggere L’acqua di mare diventa potabile in pochi minuti

Missione Uomo – La porta stretta dell’Apocalisse di Giovanni

Missione Uomo - La porta stretta dell'Apocalisse di Giovanni 1
Bessarabia. XVIII sec. La pecora smarrita

Una cosa nuova mai posta sul conto dell’Apocalisse di Giovanni evangelista, una “porta stretta” che si lega alla nota parabola della “Pecora smarrita di Gesù” raccontata nel Vangelo secondo Matteo (18,12-14) e nel Vangelo secondo Luca (15,3-7). Continua a leggere Missione Uomo – La porta stretta dell’Apocalisse di Giovanni